Piero Dorazio (Roma, 1927 – Perugia, 2005). Terminati gli studi classici frequenta la facoltà di Architettura ed è proprio in questo periodo che inizia ad approcciarsi alla pittura, grazie alla conoscenza di alcuni artisti come Mino Guerrini, Achille Perilli e Renato Guttuso. A partire dal 1945, Dorazio si allontana dal movimento neoralista per avvicinarsi all’Astrattismo, di cui diventerà uno dei maggiori esponenti.
Nel 1947 redige, insieme agli artisti Carla Accardi, Ugo Attardi, Pietro Consagra, Achille Perilli, Antonio Sanfilippo e Giulio Turcato, il manifesto dell’astrattismo italiano: Forma 1.
“La forma è mezzo e fine, il quadro deve poter servire anche come complemento decorativo di una parete nuda, la scultura anche come arredamento di una stanza; il fine dell'opera d'arte è l'utilità, la bellezza armoniosa. Ci interessa la forma del limone, non il limone”.
Appassionato anche del Futurismo e delle Avanguardie russe, Dorazio vede nell’Astrattismo il simbolo della libertà espressiva, culturale e sociale. A seguito dello scioglimento nel 1951 del gruppo Forma 1, Dorazio intraprende una carriera artistica sempre più florida, costellata da importanti riconoscimenti e incarichi in tutto il mondo: tiene mostre a New York, Berlino, San Paolo in Brasile, dirige il dipartimento di Pittura, Scultura e Grafica all’Università della Pennsylvania, vince il Premio internazionale “Città di Cracovia”, è nominato commissario alla Biennale di Venezia, etc.
Piero Dorazio lascia un’eredità artistica di grandissimo valore: nelle sue opere, le immagini e i segni, intesi come simboli che rimandano a cose o idee, sono un modo astratto di rappresentare la realtà. I colori intensi e linee geometriche danno origine a un’esperienza visiva astratta, totalmente slegata dagli oggetti reali che ci circondano.