"Alla ricerca della semplicità” questa è la frase per spiegare il percorso artistico sulla quale incontriamo Fabio Nicora. Fabio nasce a Valmorea nel 1988 e per vent’anni vive una vita “normale” , dove non sente l’urgenza di prendere carta e matita in mano per disegnare.
Si diploma e lavora, come ogni ragazzo ventenne, fino a quando scorge su un tavolo nel magazzino in cui era magazziniere: una scultura. Affascinato da questo pezzo si informa chi fosse l’autore e così conosce il suo primo maestro d’arte: Giulio De Marco. Suo collega e appassionato d’arte iniziano a parlare e a disegnare; la pausa pranzo era diventato il momento preferito della giornata per Fabio perché aveva modo di imparare l’arte del disegno. Ogni giorno seguiva queste lezioni e appassionandosi sempre di più iniziò anche un corso di scultura con Ezio Negretti presso l’accademia di Viggiù.
Continuò così la sua vita fino a quando arrivò un momento buio che lo portò a fare una ricerca interiore, ma come si sa prima di trovarsi a volte bisogna perdersi. Così lo vediamo a percorrere i 900 km del Cammino di Santiago, lo troviamo a Dublino dove si avvicina alla street art con l’obiettivo di portare bellezza, colore e luce nella zona malfamata della città. Si trasferisce in Nepal insegnando disegno ai bambini fino a quando nel 2015 è costretto dal terremoto a tornare in Italia.
Inizia a lavorare per strada a Milano con bombolette al nitro e carta fotografica. Si rimette a studiare e non perde il suo interesse nella cultura e nell’arte: frequenta e si diploma all’Accademia del Suono; insegna arte alle scuole elementari. Tutto senza mai smettere di disegnare, passione che lo conduce all’arte del tatuaggio dove incontra il suo secondo maestro d’arte: Giulio Canepa. Lo accoglie nello studio e gli trasmette passione, conoscenze e tecniche. Attualmente lavora con lui circondato da disegni, tatuaggi, pitture e incisioni in acquaforte e acquatinta.
Sempre con il desiderio di scoprire luoghi e posti nuovi si è trasferito ad Amsterdam, lavorando come tatuatore per due anni. In quella città, ricca di storia e di arte visita musei, gallerie e botteghe: tutto era fonte di nutrimento e ispirazione. Sempre con l’idea di ricerca interiore, realizza che le linee contorte e confuse che componevano le sue opere non facevano più parte di lui. Iniziando a togliere e togliere fece sua la semplificazione del tratto tipica di movimenti quali primitivismo, art brut, infantilismo tecnico e della grafica. La sua ricerca artistica diventa una ricerca interiore di semplicità e ricerca formale che si concretizza nel portare luce e colore nelle sue tele.
“Iniziai dunque a pormi una domanda: chi sono i maestri della semplicità? La risposta arrivò dai bambini ma in modo particolare da mio nipote, che con le sue piccole manine e la sua purezza esprimeva dei tratti e delle linee autentiche e meravigliose. Questa intuizione prese pian piano forma dentro di me, riscoprii il mio bambino interiore desideroso e bisognoso di esprimersi.”
Ha preso parte al progetto Dante 21 della casa editrice Sconfinarte insieme al Quartetto Indaco, illustrando 7 dei 34 Canti dell'inferno dantesco.